L’allevatore di giraffe

Antonello Titosperi, detto Bombo, allevava giraffe. Già da piccolo le giraffe erano un’ossessione. Per il suo ottavo carnevale aveva insistito e insistito, e alla fine sua madre gli aveva costruito un costume con il collo lungo e una testa in alto e due buchi per gli occhi e quelle macchie lì, marroni e gialle, e il risultato non era neanche bellissimo e però Antonello era entusiasta e continuò a mettere il costume fino a pasqua, fino a giugno, fino a quando una folata di vento si portò via il suo cappello-collo-testa e nessuno lo trovò più.

Poi il piccolo Antonello crebbe nel signor Titosperi, l’allevatore. Che uno fa anche fatica a crederci che ci sia mercato per l’allevamento di giraffe, qui in pianura, eppure eccolo lì tutto contento nel recinto, a dare da mangiare alle sue bestie, a pulire le caccone, a rilasciare un’intervista al tiggì: “Le giraffe ci possono insegnare molto, se solo imparassimo ad essere più come loro il mondo sarebbe un posto migliore”. I dettagli di questo miglioramento restano, ad essere ottimisti, misteriosi.


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