EXPL 09: otto ragioni per andarmene

Questo posto è un’enorme ragnatela. Non c’è cielo, terra, o geografia. Solo ragnatele e ragnatele e ragnatele, una jungla di seta che copre tutto lo spazio, in ogni direzione. C’è una gravità stabile, anche se lievemente minore di quella di casa, che facilitava i miei movimenti.
Le ragnatele non sono tutte uguali, e ho notato che ci sono tre tipi di filamenti: portanti, appiccicosi, e lamine. Quelli portanti sono spessi come dita, molto resistenti, e danno solidità strutturale all’intera tela. Sono connessi l’uno all’altro, in alto, in basso, in ogni direzione. Il posto è buio, e i filamenti potanti rilucono lievemente. Niente che abbia potuto usare per orientarmi, tanto che seppure a malavoglia ho dovuto usare un briciolo di Vertigine per fare luce. Secondo la mia conoscenza dei ragni questi filamenti, tesi come corde, trasmettono le vibrazioni e informano i creatori della tela della presenza di ospiti.

Il secondo tipo di filamento, appiccicoso, serve evidentemente per intrappolare. Ne esistono vari calibri, da quelli spessi come cavi elettrici a quelli più sottili di capelli. Guardando da vicino si vede che sono imbevuti di tante goccioline di una sostanza giallastra e collosa. A volte riempiono completamente la tridimensionalità della tela, e mi hanno costretto a lunghe deviazioni per non venirne completamente avvolto. Ho capito abbastanza presto che non c’era modo di evitarli del tutto, ma sono riuscito a raccoglierne un mazzo che mi sono avvolto attorno ai guanti, ottenendo una sorta di tirapugni appiccicoso. Il vantaggio è che è un materiale molto leggero, non mi ingombra ed è probabilmente ottimo per i combattimenti. Lo svantaggio è che, sebbene lentamente a causa dell’estrema sottigliezza, si sono comunque accumulati, e dopo mezz’ora di avanzata le mie mani erano ormai perse all’interno di due grossi cocomeri di filamenti accartocciati.
Il terzo tipo di filamento si presenta in lamine leggerissime, sottili strati che si sollevano col respiro, quasi senza peso. Per sperimentare ho lanciato una patata in uno di questi teli: il tubero si è appiccicato ed è rimasto bloccato nel cartoccio di ragnatela. La cosa interessante è che, una volta intrappolata nella tela, la patata ha iniziato immediatamente ad annerirsi, segno della venuta in contatto con un qualche tipo di agente velenoso.
Nonostante la dimensione impressionante di alcuni dei filamenti, non ho trovato ragni giganti. Tutti quelli che ho incontrato – peraltro pure pochi, visti gli spazi – erano normalissimi, grandi al massimo quanto il palmo della mia mano (la maggior parte molto meno). Otto zampe, otto occhi, corpo peloso, quasi sempre con opistosomi tondeggianti. Ho qui due ipotesi sul destino dei ragni primigeni (quelli che ho incontrato non avrebbero mai potuto tessere la tela che riempie questo posto). La prima è che si siano estinti: i ragni sono quasi sempre predatori, ed ogni predatore può vivere solo grazie ad un delicato equilibrio con la popolazione delle prede. In questo posto i ragni hanno vinto, dominano la scena, ci sono tele dappertutto: forse si sono mangiati tutto quello che potevano, e adesso che non c’è più di che nutrirsi si sono estinti. La seconda ipotesi è meno lugubre: forse i ragni grossi, i ragni-capo, ci sono, e semplicemente non li ho incontrati. D’altra parte ammetto di essermene andato piuttosto in fretta: la mia visita nella sua interezza è durata meno di un’ora. Anche senza ragni giganti, questo posto mette piuttosto paura.

AZIONE CONSIGLIATA: distruzione.

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