EXPL 25: l’intrinseco amore per l’eleganza

Questo posto è un’accademia per l’insegnamento della Materia. La Materia non ha nessuna applicazione pratica né teorica, non dà conforto agli spiriti e non lenisce le pene del cuore. La Materia è complessa, contiene innumerevoli regole e nessuno può padroneggiarla completamente. La Materia prevede anche delle regole per espanderla, la Materia, cosicché gli studiosi della Materia si dividono tra coloro che pazientemente catalogano ogni aspetto della Materia e coloro che fanno crescere il corpus sapienziale della Materia per aumentare ulteriormente la sua estensione mastodontica.
All’accademia insegnano la Materia: gli studenti di oggi saranno coloro che domani a loro volta insegneranno la Materia ad ancora altri giovani, all’infinito. Solo coloro che non sono ritenuti degni, chi non si qualifica, chi non dimostra abbastanza dedizione alla Materia, solo gli studenti scarsi possono dedicare il loro tempo – meglio se solo una parte del loro tempo – ad una qualche aspetto pratico che permetta il sostentamento della comunità dotta: coltivare, cucinare, lavare. Chi può, studia la Materia, parla della Materia, insegna e impara la Materia. Chi non può, lavora.

Zimmermanno è professore di storia della Materia, una disciplina – mi spiega in confidenza – spesso oggetto di attacchi. “La Materia è un essere vivente, si evolve e cresce ed è importante tenere presente dove sta andando. Per capire come questa o la prossima generazione possano contribuire alla Materia bisogna ricordare il percorso fatto fin qui, per non ripetere gli errori del passato. Ma non tutti la pensano allo stesso modo.” Lo incentivo, e dopo qualche resistenza si lascia andare: “Dicono che studiare la storia della Materia non sia studio della Materia, e che potrei usare meglio i miei sforzi. Dicono che non contribuisco al bene della Materia e qualcuno minaccia di chiudere il mio dipartimento. Se lo immagina? E come faccio poi, ho degli studenti, mi sono impegnato. È una pazzia, ma trovo conforto nella storia: non è la prima volta che qualcuno attacca la mia disciplina, abbiamo resistito altre volte, resisteremo anche questa. Il problema è che io devo per forza concentrarmi sui grandi studiosi del passato, grandi innovatori o grandi sapienti, e i miei esimi colleghi hanno paura di risultare da meno, specialmente se il confronto è con personalità recenti. Preferirebbero che la Materia venisse studiata per i suoi contenuti, per quello che ha da dire, vorrebbero trattarla come un insieme di conoscenze astratte, piovute dal cielo, intrinsecamente organizzate ed acquisite. Capisce anche lei, non è proprio cosa.”
Ho parlato con altri professori e con alcuni studenti dell’accademia, e a valle di tutte le chiacchiere non sono riuscito a mettere a fuoco una descrizione concisa della Materia. Alcuni aspetti sembrano codificati con regole precise e la rendono simile alla matematica. Le regole sono però troppo lasche, più vicine a quelle di una grammatica, ed è possibile comporre nuovi contenuti con una certa semplicità. Sono inoltre tollerate le contraddizioni – anatema dei sistemi matematici coerenti – purché non troppo grosse, o non troppo vicine. Tutti paiono concordi nel giudicare alcuni concetti della Materia decisamente eleganti, addirittura sublimi, ma poi nessuno sa davvero spiegarmi che cosa sia quest’eleganza.

AZIONE CONSIGLIATA: annessione.

NOTA: l’interrogatorio del prigioniero è stato meno informativo di quanto sperassi. A bordo del mio mezzo non parliamo la stessa lingua – e probabilmente non l’avremmo parlata neanche nel posto dell’incontro, dove l’ho solo sentito gridare incongruamente. Anche lui aveva la linea sulla spina dorsale come il tizio della ricognizione 7, e questo mi mette su una pista interessante: l’ipotesi più probabile è che mi stessero seguendo. Ne ho avuto conferma quando gli ho mostrato il dispositivo in mio possesso, acquisito dal suo compagno: il prigioniero ha cercato di nascondere la sua reazione emotiva, ma era palese che l’oggetto non lo lasciasse indifferente. Resta quindi da capire come facciano a seguirmi: data la natura del mio viaggio e le qualità del mio mezzo sono abbastanza certo di non lasciarmi dietro una traccia. Non resta quindi che un’ipotesi: il dispositivo emette un qualche tipo di traccia, attraverso la quale mi hanno trovato.
Ho lasciato il prigioniero nel posto della ricognizione 23: il mio mezzo non poteva supportarlo in un viaggio interpostale. Sono consapevole di averlo quasi certamente mandato a morire, ma non potevo fare altrimenti. Forse il guardiano della foresta lo accoglierà, ora che è da solo.

Solite cose social:

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *