EXPL 20: ad nauseam

Questo posto fa schifo. Appena arrivato sono stato accolto da quarantatrè mangiatori di panino cotoletta e cioccolato, dodici rappresentanti di liquore al dentifricio, ventisette regalatori di caramelle all’aroma di petrolio e un giaguaro scolpito nel formaggella podale (quella roba bianchina che soprattuto i ragazzetti hanno tra le dita dei piedi, non so come si chiami, comunque era quella roba lì).
È tutto un tripudio di odori, suoni e immagini nell’ampio spettro che va dal nauseante al vomitevole all’andiamocene presto al quasi pericoloso. Ho controllato tre volte le coordinate, sperando di essermi sbagliato, ma pare che debba esaminare il circondario. Lo esamino. Vengo superato da un blob di fette di pizza alla polvere, che peraltro è pure senziente. Dice di chiamarsi MArio.

Vorrei poter dire che dopo un po’ ci si abitua, ma no. Il posto è pure mutante, appena finisce l’effetto sorpresa incontro una mongolfiera di peperoni marci, un igloo di interiora umane o una cantante di jazz e sono daccapo. MArio è pure gentile, cerca di alleviare la mia sofferenza, ma ho gli occhi pesti di chi ha visto troppe cose e sento che la mia pace interiore sta venendo erosa: scappo, grido, inciampo e cado in una pozza di coca cola unta, mi viene da piangere, voglio solo starmene in un posto nascosto e isolato o magari andare via, che sarebbe meglio. Dietro di me vedo MArio che corre – per quanto la sua anatomia amorfa lo permette – e certe macchie di pomodoro e lanugine paiono configurarsi in un’espressione triste e preoccupata. È un brav’uomo MArio, è in pensiero per me. Lo rassicuro, gli dico che sto bene, gli dico che è OK ma che sono solo di passaggio. Gli dico che andrò via, ma lui insiste per accompagnarmi, per accertarsi che non mi faccia male. La sua presenza mi pare lievissimamente meno intollerabile, ma è questione di microgrammi. Facciamo un giro del posto. I dettagli mi sfuggono, un po’ perché ho i sensi sovraccarichi, un po’ perché mi è davvero faticoso tenere traccia dell’infinito turbinare del posto. Se la cifra non fosse il disgusto sarebbe una meraviglia. Finisco il giro, saluto MArio caramente – voleva invitarmi ad una proiezione di film introspettivi sui tredici modi per preparare insalate di pelle morta, io gli spiego che il mio spostamento è contingentato – e finalmente me ne vado.

AZIONE CONSIGLIATA: distruzione

NOTA: è impossibile tarare il senso di nausea su umani di aree geografiche diverse, figurarsi su nativi interpostali. Quindi, a meno che io non abbia avuto un incredibile colpo di sfortuna, questi sapevano del mio arrivo e hanno implementato un qualche tipo di barriera per respingermi, e l’amico MArio altro non era che una spia piazzata a controllarmi.

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