Valerio Evangelisti – Le catene di Eymerich

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Ho iniziato a leggere i romanzi di Eymerich, grossomodo, vent’anni fa. All’epoca ero un pischello che stava scoprendo il fantasy, i giochi di ruolo e l’escapismo, e come da copione ero finito in un gruppo di gente più grande di me. Uno di questo era Lele (Emanuel) che mi prestò tre romanzi, appunto, della saga di Eymerich. Li lessi a bomba, uno dietro l’altro, e mi vennero a nausea, come gli acetoni quando mangi troppi dolci.

Cose positive: idee strane, stranamente coerenti, uno stile scorrevole, ambientazioni solide. Ci stanno pure le spiegazioni “scientifiche” di fenomeni che i protagonisti vivono come sovrannaturali e, stranamente, non fanno del tutto schifo. Che io nella vita faccio ricerca e di solito mi sale il cristo. Qui no, un po’ perché non sono idee 100% campate in aria, un po’ perché Evangelisti la sa raccontare bene.
Cose negative: i personaggi, a parte Eymerich, sono poco caratterizzati, ridotti – quando va bene – a macchiette monodimensionali. Quando va male non c’è neanche quello, e mi vanno un po’ tutti a massa, che li confondo.

La struttura narrativa dei vari romanzi è sempre la stessa: c’è la parte ambientata nel passato “storico” e incentrata su Nicholas Eymerich, inquisitore spagnolo vissuto nel quattordicesimo secolo (l’Eymerich dei romanzi ricalca un inquisitore davvero esistito, ma si discosta pesantemente dalla verità storica quando si tratta di raccontarci le sue avventure); e poi c’è la parte “moderna”, che può spaziare (e di solito spazia) dalla prima metà del ventesimo secolo fino al futuro futuribile, fantastico e fantascientifico. Di per sé è un’idea buona, ma appunto è sempre quella, e se leggi vari romanzi del ciclo uno dietro l’altro finisce per mostrare la corda. Forse perché non è davvero un “ciclo”, i vari romanzi sono pensati come episodi indipendenti, c’è giusto qualche riferimento qui e là alle cose successe nei capitoli precedenti ma, per quanto ho visto, nessuna macrotrama.

Passati vent’anni dal mio primo contatto, m’è passata anche la nausea e ho deciso di ritentare un approccio – complice il banco di libri usati in Broletto. Per non ripetere l’antico errore procedo con calma, un romanzo di questi ogni tre/quattro altri libri. Ecco un sommario della situazione (riporto le date di pubblicazione):

1994: Nicolas Eymerich inquisitore (L)
1995: Le catene di Eymerich (L)
1996: Il corpo e il sangue di Eymerich (L)
1996: Il mistero dell’inquisitore Eymerich (A?)
1997: Cherudek (A)
1998: Venom (contenuto in Metallo urlante) (L?)
1998: Picatrix, la scala per l’Inferno (A)
2001: Il Castello di Eymerich (C)
2002: Mater Terribilis
2006: La Sala dei Giganti (confluito in La luce di Orione)
2007: La luce di Orione
2010: Rex tremendae maiestatis
2017: Eymerich risorge

(A): letto anticamente, pianifico di comprarlo e rileggerlo
(A?): son passati vent’anni, fooorse l’ho letto, ma non mi ricordo nulla, forse l’ho letto, forse no
(C): comprato, sta nella coda di lettura
(L): letto di recente
(L?): mi sa che l’ho comprato, letto, e ce l’ho da qualche parte, ma boh

In questo piano di (ri)lettura sto seguendo le date di pubblicazione, più o meno. Le date di ambientazione storica sono invece diverse, come si vede da qui.
A questo giro ho letto “Le catene di Eymerich”, ambientato per la parte storica in Valle d’Aosta, dove il borgo di Chatillon vede una recrudescenza di eresia catara intrecciata alla presenza di “mostri” chimerici: uomini dalla testa d’asino, dal piede caprino, dalle orecchie di pecora. È il secondo romanzo, in ordine di pubblicazione, e come dice Caparezza «Il secondo [coso] è sempre il più difficile, nella carriera di un artista». E infatti le cose positive che ho detto sopra ci sono tutte, ma quelle negative sono veramente esasperate. Evangelisti compie anche un paio di passi falsi, e il finalone si riduce ad una spiegazione dei fatti, violando la regola prima della narrazione: show, don’t tell. E invece lui le cose ce le dice, in maniera anticlimatica e antidivertente. Vabbè. So per certo che dopo andrà a migliorare, tengo duro. E comunque resta un libro molto scorrevole, che son felice di aver letto.

Solite cose social:

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