Dino Baldi – Morti favolose degli antichi

Quando ho scartato il regalo e mi sono trovato davanti questo libro ho avuto il solito, banalissimo pensiero: aleghèr! Però dato che a) mi fido molto di zia Fran e b) il mito mi è sempre gagliardo, mi sono buttato nella lettura esponendo il petto al martirio con indomita temerarietà.

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Cioè, più o meno. In realtà avevo già preparato una strategia di salvataggio, casomai la lettura si fosse rivelata inaffrontabile, ovvero questa citazione di Borges che recensisce l’Ulisse di Joyce:

“Confesso di non aver percorso tutte le 700 pagine, confesso di averne esaminati solo parti e frammenti, epperò sento di conoscere che cos’è questo romanzo, con quella stessa decisa e legittima certezza con cui dichiariamo la nostra conoscenza di una città pur senza essere in intimità con tutte le sue molte strade.”

Ovvero: mi ero preparato una paraculata, giusto nel caso che. E invece: gaudio! Non ce n’è stato bisogno! Il volume è una raccolta aneddotica divisa per temi: morti di poeti, morti di re, morti di popoli, assunzioni in cielo, morti che non erano morti, e così via. Poeti e filosofi, in apertura di libro, sono fenomenali e davvero divertenti, anche perché Baldi pesca qua e là, scegliendo le versioni più d’effetto tra le varie fonti disponibili, tagliando e cucendo con generosità. Ma va bene, ho comunque scoperto un sacco di cose, Lucrezio impazzito per un filtro d’amore, Virgilio mago che ferma l’eruzione del Vesuvio, Epimenide di Creta che dorme per cinquantasette anni. L’antichità era gagliardissima.

Mano a mano che si prosegue nella lettura la raccolta diventa un po’ più seria, c’è una quantità di suicidi d’onore secondo il mos maiorum degli antichi romani che ricordano molto gli innumerevoli sacrifici del mito giapponese. E poi militari, imperatori e popoli, un po’ quello che ci si aspetta. Per me che comunque ho una cultura classica traballante è stato un bel viaggetto.

Solite cose social:

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