Lettere da Malu Malu #2: il sasso colorato

Luminosissmo maestro,

siamo finalmente giunti in vista dell’isola! Vi scrivo con mano tremante, al colmo dell’eccitazione. Gli imprevisti del viaggio, il maltempo, le tensioni tra gli uomini della ciurma, nulla è bastato a fermarci: siamo arrivati!

L’isola è meravigliosa. A mio tempo lessi i resoconti di Lumaccio e Perdigote, e sapevo che quegli sgorbi che passavano per disegni non le facevano certo giustizia, ma niente mi ha preparato davvero alla vista. Malu Malu è, per brevità, ultraterrena.

Malu Malu - illustrazione 02 - l'isola vista dal largo, che spunta in un mare in mosso
Il sasso colorato – Illustrazione e calligrafia di G Caruso.

L’annuncio dell’avvistamento dell’isola ha attraversato la nave come un refolo di vento primaverile che finalmente spazza l’inverno. “Terra! Terra!” hanno iniziato a gridare tutti, attorno a me, e io con loro, travolto dall’eccitazione. Mi sono precipitato con gli uomini su per le scale anguste, sopracoperta, schiacciato come tutti sul cassero, a guardare. Sì, sul cassero, a poppa, perché la nostra cara caravella, irrisa dalle correnti, si stava già allontanando dall’agognata meta. L’acume della vedetta – Boloacre, mi pare che si chiami – ci ha salvato, e ben merita il bracciale d’argento che avrà in premio, al ritorno, come primo avvistatore della meta.

Il capitano Tirso ha berciato un ordine, la ciurma è tornata ai propri posti, la nave ha scricchiolato, docile e maestosa, e finalmente abbiamo puntato la prua verso l’isola. Va detto che lo spettacolo che mi attendeva appena giunto sul ponte non era in nessun modo notevole. Malu Malu in quel momento era un puntino, appena discernibile, persa nell’azzurro remotissimo dell’orizzonte. L’avvistamento è per me significato arrivo, cambio di passo, emozione. Ma come immagino sappiate, nella vostra infinita saggezza, quando si è in mare pieno è facile perdere la misura delle distanze: i nostri occhi hanno continuo bisogno di un metro di paragone, un riferimento che ci dica quanto siamo vicini – o lontani – da tutto. Dopo un’ora avevamo rosicchiato, credo, un terzo della distanza che ci separava dall’isola, che adesso era appena più visibile, appena più reale. Ma già questo bastava: già si scorgeva il porpora delle scogliere, già si capiva che Malu Malu non è come nessun’altra isola.

È servita un’altra intera ora per fare progressi significativi. Quando è stato chiaro che saremmo arrivati in giornata – mancava ancora parecchio al tramonto – il capitano Tirso ha dato ordine di iniziare a preparare la scialuppa. È stato – per me, e per tutta la ciurma – il segnale. D’improvviso la faccenda è divenuta reale, concreta. Solo in quel momento ho realizzato che non avevo ancora visto Maestro Filippo, né sul ponte né sottocoperta. L’unica spiegazione che mi sono dato è che durante l’annuncio dell’avvistamento dormisse profondamente o, forse, stesse Comandando. In ogni caso era impellente che fosse avvisato, ora. Con un certo timore ho bussato alla sua porta.

Maestro Filippo ha risposto subito, in malo modo, domandando cosa volessi attraverso il legno della porta, che non aprì e che non mi autorizzò ad aprire. Era chiaro che non fosse addormentato, concentrato o stordito. Pareva anzi ben conscio e, forse, si attendeva la mia intrusione. L’ho informato che l’isola era stata avvistata, era anzi ben visibile ormai, e che la ciurma si stava preparando per attraccare. Ho chiesto se non voleva salire sul ponte, per vederla. A questo punto la porta si è spalancata e mi sono trovato davanti gli occhi di Maestro Filippo: due folgori, due carboni. “Non dire sciocchezze!” mi ha gridato contro “Perché dovrei faticare per guardare un sasso colorato?” E ha richiuso la porta con tale forza da far lamentare il legno.

E così eccomi qui, a scrivere queste note, di fretta. Ho impacchettato le mie poche cose – non sbarcheremo oggi, lo so, ma voglio essere pronto. Sono tornato sul ponte a guardare il “sasso colorato”, come l’ha definito Maestro Filippo. Ora siamo vicini, ora vediamo i dettagli. Scogliere immense, alte centinaia di braccia e a picco su un mare rabbioso, schiumante. Il porpora domina, ma vi sono anche altri toni, del rosa, del rosso, del bianco. E sopra questi muri invalicabili – ma che noi dovremo affrontare, che siamo qui apposta per sfidare e battere – sopra questi muri siede il verde violento della foresta. Malu Malu ci accoglie in tutto il suo splendore. Quando il sole ha chiuso il suo arco il tramonto ha acceso ancora di più le scogliere, uno spettacolo straordinario, aggressivo. O, come dicevo più su: ultraterreno. Oggi finalmente mi sento un vostro degno studente, Maestro. Oggi inizia l’impresa.

Servo vostro,

L.

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