EXPL 22: una storia normale, ma piu lunga

Questo posto è una società post industriale a sviluppo standard: supermercati, grandi agglomerati urbani, trasporto su gomma/rotaia, ad un passo dalla rivoluzione informatica. La popolazione è quasi del tutto monospecie, con gli esseri umani standard responsabili per la stragrande maggioranza degli individui. Accanto a homo sapiens sapiens c’è un gruppo etnico minoritario, poche decine di individui in tutto il posto: gli immortali. Non  ci sono statistiche ufficiali, e la presenza stessa degli immortali non è riconosciuta dalla cultura umana ufficiale, con le sporadiche prove della loro presenza incastrate tra dicerie e leggende.
L’immortale con cui sono venuto in contatto si chiama Merillio, anche se mi ha confessato di aver dovuto cambiare nome molte volte per adattarsi ai costumi delle varie epoche. Merillio ha l’aspetto di un essere umano piuttosto basso, scuro di pelle e di capelli. Si è dichiarato preoccupato, per l’altezza: la dieta della società sta cambiando, e le nuove generazioni sono sempre più alte. Per il momento Merillio risulta solo sotto media, ma ha paura che se la tendenza è quella nel giro di qualche secolo potrebbe apparire come un un nano agli occhi degli uomini.

“Ma non è tutto rose e fiori” mi confessa “quando gli umani immaginano come sarebbe la vita da immortali sbagliano un sacco di cose, in molti modi.”

“Come prima cosa” mi spiega Merillo “c’è da mettere da parte l’idea romantica che sia una condanna innamorarsi per poi veder invecchiare e morire il proprio amato. Non la è. Se così fosse – e non voglio suonare offensivo, bada bene caro Chingo Chango Chango-”
“Chiamami solo Chingo.”
“Non voglio suonare razzista, caro Chingo, ma è come con i cani, o con i gatti. Ti affezioni, anche se sai che moriranno. State assieme per un po’: un anno, un decennio o mezzo secolo, e poi vi separate. L’importante è che quel periodo passato assieme sia valevole. Se siete felici è OK. Se li tratti bene è OK. Tu gli hai dato delle cose che da soli non avrebbero potuto avere, e neanche immaginare. Poi continui a farti i fatti tuoi, e a posto così.”
“E quali sono esattamente, i fatti tuoi? Cosa fa un immortale per ammazzare il tempo?”
“Intanto dobbiamo mangiare. Senza cibo non moriamo, ma si diventa deboli e patire la fame non piace a nessuno. E dobbiamo riposare. Il corpo ha bisogno di rigenerarsi. I ritmi di guarigione sono sostanzialmente quelli umani, solo che se aspetti abbastanza possiamo far ricrescere tutto: braccia tagliate, gambe carbonizzate, teste decapitate. E soverchiare qualunque malattia. E recuperare ciò che il tempo ci ha portato via.”
“Quindi avete bisogno di lavorare, immagino.”
“Beh, non scherziamo. Lavorare stanca. Ora, se è la tua passione, se lo fai perché ti piace, liberissimo. Io per primo ho fatto il falegname per un paio di secoli. Mestiere bellissimo. Ma hai presente come funziona: i giovani non hanno un soldo, gli adulti galleggiano, e gli anziani di solito hanno molto più di quello che serve loro. E noi siamo molto, molto anziani.”
“Vuoi dire che siete tutti molto ricchi?”
“Quasi tutti. Un paio di estremisti vivono tra i boschi, nei pochi posti che ancora possono essere definiti selvaggi, e non si stancano di fare quello che hanno fatto per centomila anni: cacciare, raccogliere bacche, scoparsi l’occasionale femmina e ripetere i giorni senza nessuna variante. Conosco un tipo, Palmio, che è anche un amico eh, che fa così. Ha una donna e se la tiene nei boschi. La scopa e la scopa fino a quando questa non mette al mondo una figlia. Poi ammazza la madre e si tiene la bimba che, sorpresa, diventerà la sua nuova compagna – appena arriva all’età giusta. I figli maschi vengono rimossi, ovviamente.”
“È terribile.”
“Non è una fiaba morale, è vero, ma che ci vuoi fare? Sono la sua donna e i suoi figli. Peraltro dopo così tante generazioni di consanguineità le donne che vengono su non sono esattamente delle modelle, se capisci cosa intendo.”
“Mi dici che disapprovi il comportamento, ma non hai mai fatto niente per fermarlo?”
“C’è la regola di non immischiarsi negli affari degli altri immortali, finché stanno nel loro e non mettono in pericolo uno del gruppo.”
“Avete delle leggi?”
“Non proprio. Quel genere di cose è estremamente faticose da mantenere, nel tempo. Bisognerebbe scriverle, ma preferiamo non lasciare tracce in giro, se possiamo. E poi serve che qualcuno le faccia rispettare, altrimenti le leggi sono carta straccia. Però sì, c’è qualche regola. In passato abbiamo avuto i nostri scontri e non vogliamo che succeda ancora.”
“Che tipo di scontri? Non potete morire e non potete neanche ferirvi in maniera seria.”
“Ma possiamo essere chiusi in una cassa piena di sassi e gettati in mare, ad esempio.”
“Oh.”
“Cose del passato, da tempo non le facciamo più. Vivi e lascia vivere, per sempre. Se Palmio vuole spendere tutto il suo tempo e le sue energie perso nei boschi a inseguire il fantasma dell’età dell’oro – un’età mai esistita, peraltro – è liberissimo di farlo. Io mi godo l’idromassaggio, l’aria condizionata e le meraviglie della vita moderna.”
“Pare che ti sia adattato bene alla società, nonostante i cambiamenti.”
“Certo. Ma è naturale. Gli uomini diventano restii ai cambiamenti quando sono vecchi. Da giovani sono più flessibili, più adattabili. Anch’io ho le mie manie, eh. Mi è rimasto un certo gusto per il frutto della drabah, ma ormai non la coltiva più nessuno e ho dovuto allestire il mio giardino personale. Ma son piccole cose. Per il resto, ben venga il cambiamento: rende tutto molto più interessante.”
“Pensavo che il presente non potesse più avere niente di interessante per chi ha già visto tutto.”
“Vedi, questo è un altro errore. Sono i vecchi a non avere più interessi, ma solo perché sono stanchi. Ma io sono giovane, questo corpo è quello di un trentenne. Posso fare tutto. E poi, a essere sincero, se anche ho visto molte cose, non è che proprio le ricordi.”
“In che senso?”
“Il mio cervello non è così diverso da quello di un umano normale. Intanto non ricordo tutto, ogni dettaglio, ogni sfumatura. Il grosso delle cose passano senza lasciare traccia. I fatti importanti vengono ricordati, ma nel tempo sfumano. Un ricordo vecchio di un anno non è fresco come uno vecchio di dieci, cento o mille. È naturale. Se poi siamo così sfortunati da subire dei traumi al cervello… beh, sì, una testa nuova può ricrescere, ma non è esattamente la stessa, non so se mi spiego. Il cervello non è un osso o un muscolo. I dettagli contano. Le connessioni neurali, quelle robe lì. Qualcosa si perde sempre, qualcosa non viene ricostruito esattamente com’era prima. O forse viene ricostruito com’era prima, ma con prima intendiamo molto, molto prima, e non appena prima della decapitazione, per dire. A me non è mai capitato, ma ne ho visto gli effetti: stranianti, ad esser gentili.”
“Qual è il tuo ricordo più antico?”
“Sono con il mio branco e cerchiamo da mangiare.”
“E…?”
“E niente. Cerchiamo da mangiare. Devi capire che la fame e la sopravvivenza sono state le mie priorità per lungo, lungo tempo. Adesso, questa vita che mi vedi vivere, questa per me è una vacanza.”
“Posso farti un po’ di domande a raffica, per avere un quadro generale?”
“Spara.”
“Quanti immortali ci sono?”
“Poco meno di un centinaio.”
“Perché ci sono degli immortali in giro?”
“Non lo sappiamo. Qualcuno di noi cerca le tracce della nostra nascita, ma finora è un mistero.”
“Il figlio di due immortali è un immortale a sua volta?”
“Siamo solo maschi.”
“Perché non avete rivelato la vostra presenza agli umani?”
“L’abbiamo fatto, in passato. Siamo stati angeli, regnanti, maghi e santi. Conta però che non possiamo sparare fulmini dal naso o operare veri prodigi. E poi da qualche secolo abbiamo deciso di tenere un profilo basso.”
“Perché?”
“Paura. Ci piace quello che abbiamo, rivelarci sarebbe quasi sicuramente un cambiamento negativo.”
“Ma non hai detto che abbracci il cambiamento?”
“Solo quello che mi conviene. Un cambiamento negativo lo impedisco, se posso.”
“Qual è il più grosso limite dell’essere immortale?”
“Fino a poco tempo fa avrei detto gli spostamenti. Era penoso muoversi. Treni, automobili e aerei hanno davvero cambiato le cose. Ad ora ti rispondo le lingue. Cambiano in fretta, ogni qualche decina d’anni devo smettere di usare vecchie parole e impararne di nuove.”
“Qual è il più grosso vantaggio dell’essere immortale?”
“Non morire?”
“Uhm, e basta?”
“Forse ti aspettavi qualcosa sulla possibilità di assaporare le infinite sfumature dell’esistenza, avere tempo per leggere tutta la letteratura e guardare tutti i film ed essere ubriaco di vita e di fervore. Mi spiace. Quelli sono passatempi. Mangio volentieri una pizza con gli amici, e vado al cinema per farmi deludere come ogni onesto cittadino. Per il resto faccio la mia vita e gestisco i miei affari.”
“Sminuisci le tue azioni, ma come gruppo nel complesso avete molto potere. Perché non agite per il bene dell’umanità?”
“Ci abbiamo un po’ provato, anche se a me non pareva una buona idea. Da tempo il mondo è diventato troppo complesso, ed è passata la convinzione che non sia possibile stabilire completamente le conseguenze degli interventi. Tu lo sai che la popolazione mondiale adesso si conta in miliardi? Siamo andati avanti per centocinquantamila anni a ragionare con gruppi di qualche decina. Lasciatemi in pace e che il mondo vada dove deve andare.”
“Ultima domanda. Hai mai lasciato questo posto?”
“Intendi questa città? Beh, sì, cioè, l’ho vista fondare, ma ovviamente mi sono spostato molto nel tempo. O intendevi qualcos’altro?”
“Molte grazie per la disponibilità.”

AZIONE CONSIGLIATA: annessione post censimento e neutralizzazione degli immortali.

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